Auguri Coco Chanel !  (19 agosto 1883 – 10 gennaio 1971)

” La moda passa lo stile resta”Coco Chanel Mariangela galgani Gloria Zanin lifestyle fashion dreams blogger

Ecco 8 cose che non passeranno mai di moda…

Borsa matelassé: ispirata ai tascapane militari, la prima bag di Coco Chanel è in jersey, rifinita in gros grain. Nel 1955, torna in versione trapuntata a rombi, con la fodera bordeaux stampata a doppie C. La tracolla è una catena intrecciata con la fettuccia di pelle che scorre attraverso due occhielli. È nata la 2.55, tuttora un mito.

Tubino nero: la “petite robe noire”, la quintessenza dello chic Parisienne. Un abito semplice, che butta all’aria la costrizione di busti e corsetti e libera le donne. Lo spunto arriva dall’infanzia di Gabrielle: è cresciuta nell’abbazia di Aubazine e non dimentica l’essenzialità delle vesti indossate dalle monache. Oggi, Karl Lagerfeld riveste il tubino di seta, jersey, crêpe, e “lui” mantiene sempre il suo allure.

Bijoux: è la “costume jewelry” prima della “costume jewelry”. Chanel agisce d’istinto, con l’intuito di una stylist provetta. Pietre cabochon, perle barocche o no, croci, Bisanzio e Venezia, tutto rigorosamente falso, ma mescolato ad arte ai magnifici gioielli veri che le regalano gli amici-amanti, il Duca Dimitri e il Duca di Westminster. La bigiotteria rischiara il nero del tubino, come le sfolgoranti vetrate con le storie dei Santi inondano di luce le navate delle chiese medievali.Lifestyle fashion dreams blogger mariangela galgani Gloria Zanin Coco Chanel

Camelia: un fiore cinese, dalla geometria perfetta, stilizzato. Mademoiselle lo “copia” dai paraventi Coromandel di cui si circonda, in Rue Cambon e al Ritz. Lo elegge a simbolo del suo stile (e infatti, fino a oggi, ha conosciuto infinite varanti: di seta, paillettes, strass, pelle, tweed, maglia, lana, bianco, nero, beige, fluo…). Anche perché non profuma, e dunque non interferisce con l’unico “eau de parfum” ammesso, l’inconfondibile Chanel n. 5.

Catene: come cintura, come sautoir, come tracolla per le borsette. Dorate, silver o brunite. Decorano, illuminano, sono “forti” d’aspetto eppure leggere. Possono reggere charms portafortuna (il 5, la stella, la luna, le due C…), croci bizantine oppure un bel niente, Karl le reinventa anche in resina e strass. La più misteriosa? La catenella nascosta dentro l’orlo della giacca, per garantire una vestibilità sempre perfetta.

Bicolore: le scarpe, s’intende. Metà beige, allungano la gamba. Metà nere, rimpiccioliscono il piede e nascondono… lo sporco! Coco sì che la sapeva lunga: di fatto, le sue décolletées two-tones sono un classico dell’eleganza, e rinascono continuamente sotto forma di stivali, sandali, derby, persino sneakers

Perle: almeno un giro, ma ce ne vogliono due, tre, quattro, dieci… I fili di perle non sono mai abbastanza! Gabrielle, super scaramantica, le considera un portafortuna e non si presenta mai in atelier senza il suo “scudo” protettivo iridato. Vere, ma assai più spesso false, falsissime. E Lagerfeld? Certo non sta a guardare: da vero prestigiatore, le cosparge a centinaia su pull e tailleur da giorno, le “spruzza” sui capelli come minuscole clip-gioiello, le ingigantisce e, una volta portate in scala XL, le trasforma in clutch sorprendenti.

Tweed: il più maschile dei tessuti (e anche il più sportivo, indossato dal Duca di Westminster durante le battute di caccia: a Coco, che spesso lo accompagnava, non era certo sfuggito), diventa il più femminile. Chanel lo alleggerisce, lo rende più fluido, morbido, piacevole. Ora che Lagerfeld lo tinge di fucsia, lo mescola al denim, al tulle, al glitter, lo impreziosisce con galloni, frange e passamaneria, lo “bruciacchia” e lo riempie di graffiti hip hop, la lezione di stile (e di fantasia) del tweed è più viva che mai.